Greenpeace analizza l'ultra fast fashion Shein
Un accurato studio condotto da Greenpeace Germania proprio in occasione del periodo più caldo dell'anno per gli acquisti, ha portato a galla rischi e pericoli dello shopping tramite l'ultimo arrivato ma già così imponente colosso cinese Shein.
Dai soli 50 dipendenti all'inizio del 2013, l'azienda cinese ha subito una crescita record che nel giro di 3 anni, l'ha portata a crescere di 200 volte, giungendo a ben 10000 impiegati nel 2016. Questo fenomeno è sicuramente riconducibile all'altissimo interesse suscitato tra la fascia dei giovani compratori ingaggiati tramite una la presenza ossessiva su social come Tik Tok ed Instagram in primis e con una strategia di prezzi mediamente inferiori del 24% rispetto alla concorrenza. Ulteriormente incentivato poi dalla pandemia, Shein ha ulteriormente rivalutato il suo valore sul mercato passando dal 7% a ben oltre il 30%, più di quanto H&M e Zara farebbero assieme.
Dall'analisi dei capi circolanti in Europa, Greenpeace ha infine potuto confermare il dannoso lavoro di questo mastodontico business che porta ogni giorno oltre 6000 nuovi prodotti sul mercato, di questi ben oltre il 15% saturi di ftalati, formaldeide e nichel (oltre i limiti imposti dall'EU) e quindi illegali.
Un ulteriore 32% di articoli con percentuali preoccupanti, che sommati fanno un ingente danno per la salute di consumatori ed ambiente, ma lo sono ovviamente in proporzioni maggiori per tutti quei lavoratori che le producono, spesso anche sottopagati ed a stretto contatto con sostanze malsane e nocive nel più totale disinteresse di Shein stessa.
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