Schiaparelli illustra l'Inferno

Tutti conosciamo almeno per nomea la Divina Commedia, la monumentale opera che il sommo poeta Dante Alighieri realizzò agli inizi del 1300, dividendo i 14.233 versi in tre parti, dette cantiche che sono Inferno, Purgatorio e Paradiso, l'uno inconsistente senza gli altri, a ricordarci sempre che non c'è gioia senza dolore, luce senza buio e così Paradiso senza Inferno, spunto imprescindibile che ha condotto Daniel Roseberry a concepire la collezione Haute Couture Primavera-Estate 2023.

Irina Shayk in Schiaparelli
Kylie Jenner per Schiaparelli


Naomi Campbell indossa Schiaparelli

Shalom Harlow vestita Schiaparelli

Partendo dall'inferno dantesco e della sua scioccante, quanto vivida discesa verso gli inferi, il direttore creativo di Schiaparelli, immagina sé stesso nella selva oscura a vagare per il viaggio della vita, senza alcuno scampo da essa, visto che la fine come anche l'inizio di essa siano così vaghi e ripensa inevitabilmente ad Elsa Schiaparelli, quasi cent'anni prima, quando nel 1927, a cavallo di due Grandi Guerre, si prendeva i suoi rischi e passava notti insonni e giornate buie davanti a bozzetti sbagliati o peggio ancora bianchi, in attesa che la creatività fluisse dalle dita verso il foglio e dal foglio al tessuto, attribuendo alla paura un significato d'ignoto ed insondato.

Stesso identico significato che questa collezione Inferno assume, lontano dalla zona di comfort di Roseberry e dalle perfette logiche che la Maison ha ereditato ed affinato nel corso degli anni, nell'inferno dantesco così come in quello di Schiaparelli, niente è come sembra ma tutto assume un significato simbolico, come i figurativi abiti abbinati alle realistiche creazioni del leopardo, del leone e della lupa, rispettivamente raffiguranti lussuria, orgoglio ed avarizia, tanto reali da sembrare vere ed invece composte unicamente da resina, schiuma e materiali totalmente sintetici. Promettendo sorpresa come la fondatrice Elsa amava fare nel suo lavoro, anche questa collezione Primavera/Estate non ha disatteso i curiosi facendo sfumare quei confini tra reale ed irreale, ingannati dalla vita tanto quanto dalla natura in uno smodato utilizzo di artifici che manifestano apertamente quanto la salita verso il paradiso sia tanto più dolce quanto è sofferta la permanenza all'inferno.

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